Il Paese dei bonus.

Dopo anni passati a cercare di sanzionare, multare e reprimere i comportamenti viziati, fraudolenti o improduttivi, si è fatta strada l’idea di premiare quelli virtuosi, positivi, performanti.

E fin qui nulla da dire, anzi. Ma c’è qualcosa che sta tenendo il Paese in bilico. In un’economia incerta, in un contesto socio-politico confuso, si avverte l’esigenza di una visione, che si completi con riforme reali, strutturali, che non rimandi ad una transizione, ma che getti ora e subito, le fondamenta per i prossimi decenni.

I bonus sono una pratica ottima, di incentivazione e premialità, ma creano problemi non molto dissimili a quelli generati dalle offerte e dagli sconti applicati nei mercati tradizionali.

Rischiano di muovere l’offerta solo in concomitanza dell’attivazione dei bonus, per la durata degli stessi, cannibalizzano la domanda che attende lo sgravio, l’offerta, la promo di turno. L’assalto all’affare, al bonus, fa si che si creino ulteriori problematiche in ordine a due fattori: speculazione sulla misura, truffe pur di acquisirla.

Così non è difficile immaginare che i fondi messi a disposizione siano sempre pochi, che ci siano forme speculative, che si possano attivare frodi, i cui controlli sono resi impossibili dalla densità di richieste in breve tempo.

Serve allora una visione a lungo raggio che premi costantemente le imprese, le famiglie, la cittadinanza virtuosa. Differenzi bene l’immondizia? Paghi meno la TARI. Garantisci standard lavorativi ottimali? ti abbatto il cuneo fiscale. Costruisci, ristrutturi in efficienza energetica? Ti abbatto l’IVA. La tua azienda non inquina? Premio con una detassazione su investimenti in ricerca e sviluppo.

Per uscire da un momento difficile può servire un bonus, per intraprendere un percorso migliore, serve cambiare visione.

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