PNRR, poi ne riparleremo.

Digitalizzazione? PNRR. Dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici? PNRR. Non ci sono più le mezze stagioni? PNRR. Si stava meglio quando si stava peggio? PNRR.

Il PNRR è così, buono sempre, per tutto. Ed a ben vedere, l’ampio respiro con cui venne progettato e gli ambiti di applicazione, sembrerebbero effettivamente provvedere ad un sostegno in tutti i campi: sociale, economico, culturale ed ambientale, per dirne alcuni.

Grazie al lavoro dell’ex Presidente Giuseppe Conte, l’Italia portò a casa una cifra senza possibili riferimenti storici. Cifra che ha creato però un precedente unico nel suo genere: prima i soldi, poi i progetti. Un pericoloso boomerang che per un Paese incapace di dare impulso ad investimenti e progetti significa confrontarsi con tempi e modalità di spesa che difficilmente sono compatibili con le dinamiche della politica italiana. Scopriamo così che il “Governo dei migliori” ha lasciato progetti sospesi e riforme avviate male e che il Governo dei “pronti” tanto pronto non era.

Era il 10 novembre 2022 quando il Governo Meloni dichiarò di voler rinegoziare il piano ed accentrare le funzioni in capo ad una struttura di missione guidata dal Ministro Fitto. Per rendere operativa questa struttura si è proceduto con decreto del 26 aprile 2023, per i tempi già stretti un abisso.

Scelta che non sembra aver portato buoni frutti, anzi, non ha portato alcun frutto, visto che la struttura è ferma e una volta svuotata la segreteria tecnica preesistente si sta procedendo ad inserire lo staff di Fitto: 1 coordinatore, 14 dirigenti, 50 funzionari e 20 esperti, che nella migliore delle ipotesi, reclutati e formati, avranno bisogno di mesi per leggere carte, documentazioni, progetti e protocolli. Al momento non solo risulta sospeso il pagamento della terza tranche da 19 miliardi di euro, ma inizia a incombere il rischio di non arrivare pronti neanche alla quarta rata, da 16 miliardi, prevista per fine giugno.

Il MEF nel redigere gli allegati tecnici ha stimato che l’impatto delle misure previste dal PNRR potessero attestarsi ad una crescita del PIL del 14,5% in sei anni, con un ridimensionamento dovuto a ritardi, mal funzionamenti e storture di ben due punti percentuali, precisamente 12,6% ed il danno, per mancati introiti, penali o incompiute, rischia di tradursi in ulteriore perdita di PIL da qui al 2026.

Insomma, mai come questa volta una grande opportunità rischia di diventare la più grande occasione sfumata.

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