I microchip sottocutanei sono una realtà.

Da fantasia filmica, a suggestione, il micro chip sottocutaneo, ultimamente ripreso nelle mirabolanti fantasie complottiste dei no vax, è diventato drammaticamente un aspetto reale, realistico, e già in uso nella vita di tutti i giorni.

Più persole al mondo si sono già fatte impiantare i microchip dotati di svariate capacità. Le dimensioni sono quelle di un chicco di riso. Si tratta di micro piastrine di biopolimero, materiale di origine naturale, molto simile alla plastica, e si basa sulla stessa tecnologia già in uso per i contactless.

Un record è stato già riconosciuto a Patrick Paumen, una guardia giurata olandese di 37 anni che, dal 2019 ad oggi, ha impiantato ben 32 microchip sottocutanei, con cui effettua pagamenti, apre porte, accende auto. Insomma uno per ogni funzione domotica e oltre.

A furia di mischiare e farfugliare notizie, informazioni e teorie, siamo arrivati ad osservare che lontano dalle idiozie e le bestialità, di presunti vaccini nanotecnologici, il complottismo ha contribuito ad oscurare la realtà dei fatti, con la cyber medicina, che su un fronte totalmente diverso, e peraltro anche facoltativo, inizia ad essere invasiva, tanto quanto diffusa. Tutto nel silenzio dei media e delle grandi testate, che al massimo definiscono questi elementi di avanzamento tecnologico, come utili e privi di rischi. Come se fossimo nati per avere piastrine impiantate per non avere più contatti con gli oggetti. Come se quei dati, quelle posizioni all’interno dello spazio che viviamo, nei tempi in cui viviamo, non siano fonti di privacy violata e sicurezza personale a rischio.

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