Paraculati che danno lezione di vita? Anche basta.

Sarebbe bello parlare di lavoro parlando di diritti, sacrifici, doveri, salari, modelli. Sarebbe bello parlare di disoccupazione, analizzando i fattori improduttivi, i costi, le difficoltà, il welfare ed il sostegno. Ed invece, come dall’introduzione della misura ad oggi, si parla di lavoro solo per creare un solco tra “parassiti e furbetti” del reddito di cittadinanza e lavoratori, imprenditori, o supposti tali.

Eppure c’è qualcosa che disturba più di questo stucchevole dibattito. Le voci grosse le fanno sempre i paraculati. Gli ultimi in ordine di tempo sono Flavio Briatore (in realtà sulle barricate sin da subito) e Alessandro Borghese.

Il noto chef e conduttore televisivo, ha rilanciato in questi giorni : “lavorare per imparare non significa per forza essere pagati…io ho iniziato dalle navi crociera, avevo solo vitto e alloggio“. E dici poco caro Borghese.

Ometti però dei passaggi che non sono da poco. Non tutti, come te, nascono da una nota attrice più che benestante, Barbara Bouchet, né possono contare sulle spalle larghe di un padre imprenditore riuscito. Ometti che cadere con un paracadute è ben diverso dal cadere senza. Ometti che “vitto e alloggio” in una grande città italiana come Milano, dove dici di non trovare personale, significa riconoscere tra i 700 e i 900 euro al mese. Ometti che in molti, moltissimi, hanno contratti da 30 ore dichiarate e ne lavorano quasi il doppio. Ometti di dire che la ristorazione è un mercato letteralmente esploso a tal punto da triplicare le attività in un solo decennio, così, paradossalmente, abbiamo più ristoranti che ristoratori.

Ometti che al netto in busta paga si ritrovano 600-700 euro, il che sarebbe anche un giusto compromesso con il “vitto e alloggio” se non fosse che non c’è assolutamente alcuna prospettiva, perché utili solo per la stagione, per il turnover o per le emergenze.

Ed è qui che casca l’asino. Le prospettive. L’assenza totale di prospettive.

Le stesse prospettive, senza le quali, un paraculato come Briatore, non avrebbe neanche contato i soldi del monopoli. Bocciato ben 3 volte alle scuole superiori e diplomatosi solo grazie al percorso da privatista, resta a lungo senza arte ne parte, anzi, fallendo quando cerca di riuscire, come con la chiusura del suo primo ristorante che si rivelò un fiasco.

Solo una volta spostatosi a Cuneo, trova lavoro come agente assicurativo, e conosce Luciano Benetton, da qui la svolta. Collabora con il finanziere e costruttore edile Attilio Dutto, scomparso poi nel 1979 per mano di una bomba collegata all’accensione della sua auto, Briatore si trasferì a Milano nel 1977 e qui un’altra conoscenza, Achille Caproni (patron di Caproni Aeroplani) darà ulteriori opportunità a Briatore.

Insomma una pallina da flipper, che a furia di trovare la giusta sponda riesce ad andare sempre più su. L’unico merito? Aver conosciuto ottimi giocatori di flipper.

Perciò, che paraculati si erigano a grandi maestri di vita, sembra troppo, anche a chi denuncia frodi a danno dello Stato, come l’indebita percezione del reddito di cittadinanza, alla pari di frodi come evasione, elusione fiscale, falso in bilancio, acquisizione illecita di bonus, super bonus, assegni di disabilità e chi più ne ha più ne metta.

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